Dance mirror feedback loop: l'abilità del ballerino di auto-correggersi...è davvero possibile?

Lo specchio è uno strumento presente in tutte le scuole di danza e viene considerato indispensabile, ancora più della presenza della sbarra attaccata al muro, tanto che una sala senza specchio viene considerata debilitante.
Ehrnberg (2010) evidenzia nel suo articolo come lo specchio ormai sia parte della cultura del ballerino e come venga considerato utile soprattutto dal punto di vista del controllo motorio e dell’apprendimento, per controllare l’allineamento del corpo e la relazione tra i vari distretti corporei, oltre che osservare se stessi e l’insegnante contemporaneamente in modo da confrontare le due immagini.
Joan Dexter Blackmer, ballerino e psicologo, afferma che lo specchio sia un strumento di inestimabile importanza, utile per vedere sia le imperfezioni che il miglioramento. Il corretto uso dello specchio coinvolge lo spostamento del focus dall’esterno all’interno, permettendo un confronto costante tra come il movimento appare e come viene percepito cinesteticamente.

Questo strumento permette la creazione di quello che Ehrenberg definisce dancer-mirror-feedback loop: il ballerino che percepisce visivamente un’immagine allo specchio, confronta tale immagine con la sensazione cinestetica del proprio corpo. Quando il ballerino si accorge, guardando la sua immagine, che il suo allineamento è scorretto, avverrà un aggiustamento; successivamente il ballerino si osserverà nuovamente per verificare la correzione. Lo specchio inoltre è in grado di ampliare il numero di informazioni che un allievo può ricevere dalla dimostrazione dell’insegnante o dalla performance dei propri compagni. Lo specchio consente la simultanea vista anteriore e posteriore della performance e di vedere i compagni danzare, incrementando in tal modo l’accesso di informazioni riguardo la classe in generale e su di sé.
Come dimostrato da alcuni autori però sembra che tale eccesso di informazioni sia deleterio per l’allievo e non un aiuto per imparare e migliorare nella sua performance.
Come insegnante, ma soprattutto anche come allieva, mi chiedo se davvero tutti gli allievi siano in grado di fare questo passaggio, o se occorra una certa maturità tecnica e artistica, oltre che una giusta dose di modestia e capacità auto-critica, per arrivare a fare quello che descrive Ehrenberg. Se fosse così facile nessun ballerino necessiterebbe di un'insegnante che lo corregga in continuazione, ma basterebbe una figura muta che esegue gli esercizi di fronte allo specchio aspettando che l'allievo si auto-corregga notando le differenze tra se stesso e l'insegnante attraverso lo specchio. Non vi sembrerebbe un modo poco efficace di insegnare?
Che poi, per carità, di insegnanti mute/i ne esistono, purtroppo, ma come evidenzio nell'articolo (pubblico a breve) l'allievo non impara dalla semplice imitazione, ma è molto importante che questa venga accompagnata da una valida spiegazione verbale.
In sintesi quindi, sarebbe meglio non affidarsi troppo allo specchio, poiché non sempre questo può essere usato bene.
BIBLIOGRAFIA:
- Dearborn, K., Harring, K., Young, C., & O'Rourke, E. (2006). Mirror and phrase difficulty influence dancer attention and body satisfaction. Journal of Dance Education, 6(4), 116-123.
- Ehrenberg, S. (2010). Reflections on reflections: mirror use in a university dance training environment. Theatre, Dance and Performance Training, 1(2), 172-184.
- Radell, S. A. (2012). Body image and mirror use in the ballet class. IADMS Bull. Teachers, 4, 10-13.